Quando S. Lucia salì in cielo, tutti si meravigliarono nel veder arrivare una persona così giovane. Ben presto la Santa con i suoi modi dolci ed i suoi occhi pieni di luce conquistò tutti e, persino lo scontroso S. Pietro si prese cura di lei come fanno i nonni con i nipoti.Così trascorrevano i giorni allietati di serenità e pace e Lucia si godeva questa sublime situazione, riflettendo su quanto fossero lontane da lei le sofferenze e la cattiveria che regnavano sulla Terra. S. Pietro, che nonostante la sua lunga barba bianca, aveva ancora una vista acutissima, si accorse che un sottile velo di tristezza si era posato sugli occhi celestiali di Lucia e, così, decise di chiamarla a sé per parlarle. S. Lucia gli disse che avrebbe tanto desiderato anche per un solo minuto poter rivedere il suo paese in Sicilia e i suoi poveri.S. Pietro, fu talmente colpito da quella richiesta che passò giorni e notti fra le morbide nuvole del Paradiso a pensare come potesse esaudire il suo desiderio, finché prese coraggio e decise di parlarne col Padre Eterno. S'incamminò un po' timoroso e quando fu da Lui espose la richiesta tenendo sempre china la testa in segno di profondo rispetto. S. Pietro restò immobile ad aspettare una risposta poi, inaspettatamente, udì uno strano e metallico tintinnio; socchiuse gli occhi e vide che il buon Dio teneva in mano una piccola chiave d'oro. "Tieni Pietro, questa é la chiave che apre una finestrella che dà sul mondo, prendila e portala a S. Lucia" disse il Signore. S. Pietro fu così meravigliato che afferrò la chiave e corse come un ragazzino a cercare la sua Santa bambina, felice di aver esaudito il suo desiderio. Immediatamente gli occhi della santa s'illuminarono e i due salirono su di una nuvoletta che li portò alla magica finestrella. Quando arrivarono, Lucia con la mano tremante, infilò la chiave nella fessura e, come d'incanto, le apparve laggiù il mondo.La giovane fu soddisfatta di quella visione e, per lungo tempo,non desiderò più aprire gli occhi sulle cose terrene. Una notte però, il suo sonno venne turbato da lontani lamenti e pianti. Lucia, preoccupata decise di prendere la chiave per vedere cosa stesse accadendo. Fu in quel momento che la santa vide tutte le cose ingiuste, la vita dissoluta, il male, ma soprattutto vide bambini che soffrivano e piangevano. Rammaricata richiuse piano la finestrella e, una profonda tristezza, calò sui suoi dolcissimi occhi celesti.Lucia sperava di vedere presto migliorare le cose sulla Terra; la sofferenza dei bambini l'angosciava tantissimo, non sopportando che proprio loro, così immacolati ed indifesi, potessero subire angherie fisiche o morali da parte degli adulti. S.Pietro nel frattempo la osservava in silenzio e, notava man mano che passavano le giornate, il mutamento d'umore di Lucia.Nemmeno al Padre Eterno passò inosservata la cosa e decise di chiamare S. Pietro. "Caro Pietro," disse il Signore "Io so quello che turba S. Lucia. Ella soffre per i patimenti dei bambini e le privazioni alle quali sono sottoposti."disse ed aggiunse: " Ho deciso, daremo l'incarico proprio a Lei di portare una volta all'anno un po' di allegria sulla Terra e, tu Pietro, le dirai che il Signore l'autorizza a scendere il giorno del suo martirio cioè il 13 dicembre per portare doni a tutti i bambini della Terra. Ora vai, corri, voglio che torni la luce in quei santi occhi." S. Pietro fu talmente felice, che, abbracciò il Signore e poi si affrettò a cercare Lucia per darle la bellissima notizia. Subito la santa rimase incredula, ma poi si convinse riempiendosi il cuore di letizia. Ormai mancavano pochi giorni al 13 dicembre, ma Lucia capì ben presto che non disponeva di nulla ed, in Paradiso, non esistevano né pasticcerie, né negozi di giocattoli. Questa volta S. Pietro fu veramente geniale; chiamò S. Lucia e la invitò a prendere la chiave d'oro dicendole di seguirlo."Apri la finestrella e guarda bene"disse Pietro. "Vedi là nello spazio?Eccolo, lì c'é un cavallino, una bambola, un trenino, là c'é una trombetta, una trottola, li vedi? Sai cosa sono tutti quei giochi? Sono i giochi superflui, inutili, abbandonati e dimenticati dai bambini viziati e mai contenti. I giochi sono come le persone, cercano compagnia e, se nessuno li vuole più, preferiscono andare nello spazio, sperando d'incontrare qualche bimbo disposto a giocare con loro.. su' dai forza, prendine quanti ne vuoi e portali a chi ne ha veramente bisogno" concluse Pietro. "Oh, nonno Pietro, grazie, grazie di cuore" disse S. Lucia e cominciò ad afferrare tutti quei giocattoli abbandonati. La santa lavorò fino alla sera del 12 dicembre e mise tutti i giocattoli in grandi sacchi che appoggiò sulle spalle. Ma cara Lucia, così non arriverai mai con tutto quel carico,pesa troppo" disse Pietro e col suo vocione esclamò: " C'é qualcuno qui che sarebbe disposto ad aiutare S. Lucia?" "Iho...Iho..."Tu, mio dolce asinello? Se a Lucia va bene, andrà bene anche a me" disse Pietro guardando la santa. "Bravo asinello, tu sarai il mio fedele accompagnatore, vedrai, quando ci vedranno i bambini che gioia sarà per loro"disse Lucia accarezzando la generosa bestiola. Ecco come nacque il viaggio di S. Lucia e del suo asinello; da allora non hanno mai mancato all'appuntamento ogni 13 dicembre con i bambini buoni e bravi.
1 panetto di marzapane (pasta di mandorle) di 225 gr. pastiglie di zucchero colorate (tipo ginevrine) codette colorate e confettini argento 3 tubetti (circa 6 ml ciascuno) di coloranti alimentari di colore verde, giallo e rosso
Preparazione:
1 Colora il marzapane. Disponi il panetto di marzapane sul piano di lavoro e taglialo in 3 pezzi uguali. Premi con un dito la parte centrale del primo pezzo di pasta di mandorle, in modo da creare un piccolo incavo; versaci dentro 3 gocce di colorante rosso e lavora la pasta con le mani, fino a ottenere un impasto omogeneo di colore rosato. Lava le mani, asciugale e ripeti la stessa operazione con i 2 panetti rimasti, colorandoli rispettivamente con il giallo e con il verde.
2 Modellalo. Dividi ciascun panetto colorato in 2 parti, stacca un pezzettino di pasta, ricavane un salsicciotto per fare la coda, e tienilo da parte. Modella il marzapane, dandogli la forma del topino e attaccagli la coda nella parte posteriore. Procedi nello stesso modo con tutti i panetti, fino a ottenere 6 topolini (per i porcospini non mettere il codino).
3 Completa i topini. Per fare le orecchie, disponi sulla parte anteriore di ciascun topino 2 ginevrine, facendole penetrare leggermente nel marzapane. Completa con occhi e baffi: per inserire la granella di zucchero, aiutati con le pinzette. Se vuoi creare anche piccoli porcospini, fai gli aculei inserendo con le pinzette le codette o i confettini sulla schiena dei topini.
Narra una leggenda che un tempo molto, ma molto lontano, Scirocco e Tramontana si dovevano sposare. Lei, per apparire più bella al suo sposo, si abbigliò nel modo migliore, ornandosi di tanti ghiacciolini luccicanti. Quando giunse l'impetuoso sposo, che si era formato nel deserto nord africano ed aveva attraversato il mare, cominciò a soffiare, focoso com'era, il suo alito caldo. Tutti i ghiacciolini che ornavano la sposa si sciolsero. Lei indignata lo rifiutò; lui dal dolore pianse lacrime di fuoco. Ancor oggi, nonostante tutto il tempo che è passato, Scirocco e Tramontana non si possono vedere. Se giunge l'uno, va via l'altra. Ognuno dei due distrugge l'opera dell'altro. Se la tramontana dallo spirito artistico in una notte di estro si mette a costruire gli splendenti candelotti di ghiaccio, nelle scoscese ripe vicino alle sorgenti, giunge lo scirocco e li scioglie in poche ore. Se lo scirocco bagna il terreno, con la sua pioggia calda e carica di sabbia del deserto, la tramontana viene e presto l'asciuga.
Molto tempo fa,un piccolo uccello si ruppe un’ala proprio all’arrivo dell’inverno e non potendo volare verso il sud cominciò a saltellare nella foresta alla ricerca di un riparo.
Per iniziare chiese aiuto ad una betulla: Splendida betulla,ho rotto un’ala e bisogna che mi trovi un riparo per restare al caldo.Mi faresti rimanere fra i tuoi rami fino a quando arriverà la primavera?
Certamente no,rispose la betulla.Ho già abbastanza problemi con le mie foglie durante l’inverno.Non ho tempo per occuparmi di te.
Il piccolo uccello saltellò fino ad una immensa quercia.
Potente quercia,chiese educatamente,mi lasceresti vivere fra i tuoi rami fino a primavera?
Sicuramente no,rispose la quercia,conosco quelli della tua specie,ti mangeresti tutte le mie ghiande.
Vattene!!! Il povero uccellino arrivò fino ad un salice:
Gentile salice,implorò l’uccellino,potrei vivere fra i tuoi rami fino a primavera?
Tu scherzi,rispose il salice.Può darsi che qualche albero accetta degli estranei.Io,no di certo. Vattene!!!
Debole e respinto,l’uccellino cominciò a vagare non sapendo dove andare.
Dove vai piccolo uccelino?Chiese una voce preoccupata.
L’uccellino si voltò e vide una picea(abete rosso)che aveva un’aria amichevole.
Non lo so,rispose tristemente,la mia ala è rotta e io non posso volare verso sud e ho bisogno di un riparo al caldo per passare l’inverno.
Vieni a vivere tra i miei rami,disse la picea,sarei contenta di avere compagnia durante l’inverno.
L’uccellino svolazzò con gratitudine verso un ramo basso. Si stava sistemando quando un pino lì accanto gli disse:
Benvenuto piccolo uccellino.Mi dispiace che tu sia ferito.Io ti aiuterò proteggendo te e la picea dai venti gelidi dell’inverno.
Anch’io,disse una piccola voce,era un piccolo ginepro.Io ti aiuterò dandoti i miei piccoli frutti da mangiare per tutto l’inverno.
Voi siete molto gentili,rispose l’uccellino.
Grazie tante.
Lo rimpiangeremo,dissero sospirando la betulla,la quercia e il salice.
Il mattino dopo,Jack il Gelo,fece uscire i suoi bambini per portarli a giocare.
Noi toccheremo tutte le foglie degli alberi della foresta così vedremo a cosa somigliano quando non hanno più le foglie e sono nudi.
Possiamo papà,possiamo papà,chiesero i bambini di Jack il Gelo saltando per la gioia.
Un momento,disse Jack che aveva fatto un giro durante la notte e aveva visto quel che era successo al piccolo uccellino,non dovete toccare gli alberi che sono stati gentili con l’uccellino.
Essendo dei bravi ragazi,i figli di Jack Il Gelo obbedirono al loro papà.
Ecco perchè la picea,il pino e il ginepro rimangono verdi tutto l’anno.
Per Santa Caterina la neve si avvicina. Per Santa Caterina o neve o brina.
Da Santa Caterina il freddo si raffina. Per Santa Caterina tira fuori la fascina. Per Santa Caterina la neve alla collina. Per Santa Caterina la neve sulla spina. A Santa Caterina le giornate s'accorciano un passo di gallina. A Santa Caterina, le vacche tornano dal pascolo alla cascina.
Gli alberi lasciano andar via le ultime foglie stanche che lentamente si adagiano a terra formando un tappeto multicolore. Un soffio di vento le solleva delicatamente facendole volteggiare come in una danza. Nel cielo si rincorrono le nuvole cariche di pioggia nascondendo il timido sole. Presto scende la sera e nel cammino scoppiettano allegramente le caldarroste. Nei bicchieri viene versato il vino novello loro allegro compagno.
1 Kg. di marroni 70 gr. di cacao 100 gr. di burro 100 gr. di zucchero semolato 1 bicchierino di nocino 20 noci cacao per la copertura (regolarsi ad occhio)
Preparazione:
Lessate i marroni e privateli della buccia e della pellicina. Riduceteli in purea e metteteli in una terrina aggiungendo tutti gli altri ingredienti tranne le noci. Impastate il tutto accuratamente e lasciate riposare per qualche minuto. Formate 20 palline con il purea di marroni ed inserite una noce spezzettata per ogni pallina. Mettete in un piatto il cacao per la copertura e rotolateci le palline fino ad una copertura omogenea. Ponete i tartufini in frigorifero per almeno 2 ore.
Dormì sotto la neve un sonno lungo e greve infine si svegliò e pianta diventò. La pianta era sottile flessibile,gentile la spiga mise fuor d’un esile color.
Il sole la baciava il vento la cullava di chicchi allor s’empì pel pane d’ogni dì.
Tanto tempo fa in un bosco un castagno si chiedeva perché non faceva i frutti ed era invidioso degli altri alberi perché facevano dei frutti e gli animali li andavano a mangiare. Un giorno il castagno stava osservando i frutti degli altri alberi e provava a immaginare come potrebbero essere stati i suoi frutti e all’improvviso gli nacquero dei frutti dalla forma strana ma che gli piacevano e decise di chiamarli castagne. In un giorno di ottobre, le castagne dissero- Abbiamo freddo castagno, vogliamo qualcosa che ci tenga al caldo e che ci protegga- allora il castagno chiese alla quercia, che era l’albero più saggio del bosco, che cosa poteva fare e la quercia gli disse:- I ricci sono attirati dalle castagne, prova a chiedere a loro- il castagno lo ringraziò.
La mattina dopo, quando i ricci passarono nel bosco, il castagno li chiamò, raccontò tutto e i ricci dissero:- Saremo molto contenti di proteggere le tue castagne.- i ricci salirono sul castagno e si misero attorcigliati alle castagne. E così le castagne ebbero il riccio.
Una castagna, chiusa nel suo riccio spinoso, pendeva da un ramo. Un giorno aprì un occhio, vide il suo cappotto giallastro e inorridì. Subito si mise a strillare: Che brutto colore, che brutta stoffa, che brutta forma! Orribile, orribile! Ignorante! - disse una voce. Chi è stato? Chi mi ha offeso? - strillò ancora la castagna. Ignorante! - ripetè la voce. -Sono tuo padre, il castagno. Quel cappotto è il piu adatto a te. Non lo voglio e me lo tolgo. Provaci, piccola, provaci e vedrai! La castagna cominciò a scalciare, a tirare, a spingere. E sbuffa e scalcia, riuscì a fare uno squarcio nel cappotto e a sgusciare fuori. Oh, finalmente! - gridò mentre precipitava verso terra. Con questo vestitino marrone attillato e lucente sono proprio carina... Già, sei proprio carina e sei la prima di quest'anno - disse un cinghialetto che la vide battere il sedere a terra. S'avvicinò alla castagna e se la mangiò.
Un cinghialetto ed un cerbiatto cuccioli sono amici e giocano felici correndo nel bosco. Improvvisamente, non vedendola, cadono in una buca e picchiano la testa. Si svegliano e non ricordano più nulla, nemmeno chi sono e come si chiamano.
Al che, il cerbiatto dice al cinghialetto "Senti proviamo a descriverci reciprocamente, se tu mi dici come sono fatto dalla tua descrizione magari mi ricordo chi sono".
Il cinghialetto lo scruta attentamente e comincia a descriverlo: "Dunque, sei snello, affusolato, un bel pelo corto e lucente color castagna, un musino delicato, due grossi e dolci occhioni scuri, delle gambette affusolate e delicate e mandi un fragrante profumo di bosco"...
Il cerbiatto riflette serio e poi con un grido di gioia esclama: "Si, ora ricordo, sono un cerbiatto, si, si, un cerbiatto!!!"
Tutto eccitato per la ritrovata memoria del suo compagno il cinghialetto sprona il cerbiatto a fare lo stesso e descrivergli come era fatto.
Il cerbiatto allora lo guarda attentamente ed inizia: " Dunque sei bassotto, tracagnotto, hai le gambe corte, il pelo scuro ruvido e stempiato, le orecchie grosse, hai i denti storti, hai gli occhi incavati, sei mal proporzionato, ti muovi a passetti veloci tutto impettito, hai un aspetto ridicolo e mandi un cattivo odore..."
Il cinghialetto ci pensa un po' su ed improvvisamente cade a terra sconfortato ed esclama:
Caro piccolo Mattia, ricordati sempre che le vere bestie non sono gli animali che uccidono per fame ma noi uomini che lo facciamo per motivi assurdi e sporchi. Oggi ho il cuore pieno di rabbia e di dolore per la morte di Sarah e un desiderio che venga fatta immediatamente giustizia. Io e la mamma ti proteggeremo sempre ma tu dovrai stare motlto attento e imparare a fidarti solo delle persone che ti amano veramente e non di tutti gli uomini. Capisco che non è bello diffidare di qualcuno ma il mondo non è sempre così bello come vorremmo che fosse e ci sono persone cattive. Tu dovrai imparare a riconoscerle e a starne lontano. Ora sei circondato dal nostro Amore e da quello di tutta la famiglia e dei nostri amici ma presto dovrai imparare a difenderti da persone che non sono altrettanto buone. Potrai contare sempre sulla mamma, su me e tutti quelli che ti amano. Papà Amedeo
Mi chiamo Amedeo Minghetti e la mia famiglia si compone di 3 persone e cioè mia moglie Erika, nostro figlio Mattia ed io. Abbiamo diversi animali che adoriamo e ci piace praticare sport ed in particolare il nuoto e lo sci. Sono diplomato in piano dall'età di 15 anni e mi piace molto Amedeo Minghi al quale devo il mio nome di battesimo ma la storia è lunga da raccontare. Sono un patito delle Harley e ne ho una nera che è la fine del mondo. Con mia moglie Erika abbiamo la passione per la cucina.